Buon compleanno Lamborghini!

Dopo i 50 anni della Porsche 911 e i 100 anni dell’Aston Martin, nel 2013 si festeggiano anche le 50 candeline di un altro marchio storico di automobili: la Lamborghini. Nata nel 1963 grazie al genio, alla volontà e alla passione per i motori del suo creatore Ferruccio Lamborghini, di cui il 20 febbraio è ricorso il ventesimo anniversario della morte, oggi la casa emiliana (di proprietà dell’Audi dal 1998) è una delle case costruttrici di automobili sportive più conosciute al mondo. Ma come nacque il mito Lamborghini? Quello che portò alla nascita della casa di Sant’Agata Bolognese fu un episodio alquanto curioso. Come raccontava lo stesso Ferruccio Lamborghini in un’intervista: “Il mio grande colpo di fortuna è stato quando, subito dopo la guerra, ho lavorato nei grandi depositi degli autocentri alleati: lì ho migliorato le mie conoscenze e, visto che in Italia mancava tutto, mi sono messo a costruire trattori che negli anni ‘50 hanno contribuito allo sviluppo dell’agricoltura italiana ed europea”. Così facendo Lamborghini divenne un imprenditore di tutto rispetto e nel tempo mise assieme una discreta fortuna. Con la ricchezza guadagnata e amante dei motori qual era si potette permettere anche qualche lusso e decise così di comprare una Ferrari.

La leggenda narra che un giorno Lamborghini si recò con la sua Ferrari (una 250 GT) dal Commendatore per illustrargli alcuni difetti di funzionamento della sua vettura, pare alla frizione. Enzo Ferrari, dopo averlo ascoltato, lo licenziò in modo lapidario dicendogli: “la macchina va benissimo. Il problema è che tu sei capace a guidare i trattori, non le Ferrari!” Al che Lamborghini gli rispose: “caro Ingegnere adesso le faccio vedere io di cosa sono capace!”. Dopo aver pronunciato queste parole, uscì infuriato dall’ufficio del Drake e con una gran voglia di costruire un’auto tutta sua e che fosse più veloce di quelle col cavallino sul cofano. Quando Ferrari seppe delle intenzioni di Lamborghini pare che disse ad un suo collaboratore: “Abbiamo perso uno dei nostri migliori clienti!”.

Lamborghini non perse tempo per la sua sfida: reclutò subito 18 tecnici Ferrari a cui diede disposizioni di come avrebbe dovuto essere la vettura che aveva in mente, affidò a Giotto Bizzarrini il progetto del propulsore e a Bertone lo stile. Inoltre incaricò Paolo Rambaldi della creazione del nuovo logo della casa costruttrice che avrebbe portato il suo nome affermando che “se Ferrari ha voluto il cavallino, io per simbolo voglio un toro scatenato” (suo segno zodiacale). Ecco perché quasi tutti i nomi delle Lamborghini si ispirano a famosi tori da combattimento. Al Salone di Ginevra del 1963 Lamborghini diede vita alla sua vendetta presentando la sua prima vettura: la 350 GT, una gran turismo dotata di un motore V12 da 3,5 cc. La 350 GT venne ben accolta dal mercato, ma il boom vero e proprio ci fu tre anni dopo quando Lamborghini, sempre al Salone di Ginevra, presentò la Miura, una bellissima e potente granturismo equipaggiata con un V12 da 3,9 cc e 350 cv che ebbe un successo senza precedenti. Lasciò senza fiato tutti i visitatori del salone svizzero e fece invecchiare di colpo tutte le supercar dell’epoca sia per l’incredibile linea (disegnata da Marcello Gandini) che per la tecnica innovativa che prevedeva sia il motore che la trazione al posteriore in luogo del motore all’anteriore e la trazione al posteriore, così come in voga per tutte le supercar di quel momento.

Dopo la Miura fu il turno dell’innovativa ed originale Countach che la sostituì nel 1974: fu disegnata sempre da Gandini che regalò alla Countach, e per la prima volta alla casa del toro, la caratteristica apertura delle portiere verso l’alto e che da lì in poi ha sempre accompagnato tutte le vetture del toro equipaggiate con un motore a dodici cilindri. Il design della vettura era così sensazionale ed avveniristico (tant’è che rimase in produzione fino al 1990) che il suo nome, che stavolta non apparteneva a nessuna razza di tori, derivò da un’esclamazione in lingua piemontese che esprimeva stupore e meraviglia e che si potrebbe tradurre con “accidenti!”: l’esclamazione fu pronunciata da un addetto alla sicurezza che accompagnò un ingegnere della casa a visionare il prototipo della vettura e che vedendolo ne rimase sbalordito. Dopo la Countach, negli anni si susseguirono l’incredibile  Diablo, l’avveniristica Murcielago, la più compatta Gallardo e la recentissima Aventador: tutte supercar dal design affascinante e dal carattere indomabile, proprio come piacevano a Ferruccio Lamborghini.

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