Monte Carlo Automobile: la storia.
Se vi chiedo di pensare al Principato di Monaco e di dirmi cosa vi viene in mente probabilmente molti di voi mi risponderanno casino, bella vita, hotel di lusso, negozi alla moda e supercar da favola! Risposte certamente più che esatte, ma a dirla tutta nel più affascinante dei micro stati non si fanno mancare proprio nulla. Sapete a cosa mi riferisco? Trattandosi questa di una rubrica automobilistica, la risposta ha chiaramente a che fare con le quattro ruote.
Ebbene si perchè nel minuscolo regno della splendida principessa Charlène ha sede anche una piccolissima casa automobilistica che prende il nome dal quartiere più rappresentativo della città monegasca: la Monte Carlo Automobile, nota anche con la sigla MCA. La MCA non è una classica casa costruttrice: è una microscopica fabbrica di supercar in cui si respira lo stesso spirito di esclusività e sportività che aleggia sull’incantevole stato monegasco e che in tutta la sua vita ha prodotto supercar che si possono contare sulle dita di una mano e talvolta rimaste al semplice stadio di prototipo. Ora vi racconto un po’ di storia di questa piccola casa. La Monte Carlo Automobile nacque giusto 30 anni fa per volere di un ingegnere ed imprenditore milanese, Fulvio Maria Ballabio, nonchè ex pilota di Formula 2 e ad un passo dalla Formula 1. Proprio il mancato approdo alla massima formula alla fine del 1983 costrinse il pilota milanese ad appendere il casco al chiodo e ad immergersi in un’altra sfida: la creazione di una casa costruttrice monegasca con l’intento di dare vita ad una supercar stradale! L’occasione buona per realizzare questo ambizioso progetto si presentò al centenario dell’Automobile Club de Monaco che nel 1990 avrebbe compiuto 100 anni: per questo importante compleanno Ballabio decise di voler costruire una moderna supercar, la prima per il piccolo principato che non ne aveva mai avuto una. E così dopo cinque anni dalla creazione della MCA, Ballabio, con l’aiuto di un piccolo gruppo di tecnici ed ingegneri (tra cui Carlo Chiti, progettista di diverse Ferrari di Formula 1 e dell’indimenticabile Ferrari 250 GTO stradale) anch’essi entusiasti all’idea di costruire la prima supercar monegasca della storia, diede vita alla Centenaire, nome che rievocava l’importante compleanno dell’Automobile Club de Monaco. La Centenaire fu presentata ufficilmente nel 1990 e fu sostenuta calorosamente anche dall’allora principe regnante Ranieri III di Monaco che lodò le sue caratteristiche: corpo vettura estremamente aerodinamico e realizzato in fibra di carbonio al pari di una vettura di Formula 1 ed un potente motore V12 di origine Lamborghini dotato di due turbocompressori ed accreditato di una potenza di ben 720 cv quando, ad esempio, le rivali Ferrari F40 e Lamborghini Diablo avevano rispettivamente 478 e 492 cv. La Centenaire fu costruita interamente nel quartiere monegasco di Fontvieille che decretò di fatto l’inserimento di Monaco tra i paesi costruttori di supercar. La prima vettura interamente targata Montecarlo ebbe però vita breve: pur essendone programati circa 100 esemplari alla fine ne vennero costruiti solamente cinque e la produzione terminò nel 1990. Da quella data e fino al 1995 ne furono poi realizzati diverse versioni ad unico esemplare.
Per circa dieci anni la Monte Carlo Automobile visse momenti non proprio felici e di poca notorietà fino al 2008, anno che coincise coi 25 anni di attività della casa monegasca e coi 50 anni dell’attuale Principe Alberto II di Monaco. Per l’occasione Ballabio si apprestò a presentare una nuova supercar denominata ALA50, nome che era l’acronimo di Albert Anniversaire 50. L’ALA50 nacque come prototipo da corsa per partecipare alla 24 ore di Le Mans 2010 per poi essere prodotta anche in versione stradale esclusivamente su ordinazione e le cui caratteristiche principali erano: aerodinamica particolarmente curata (tanto che le ruote posteriori erano completamente carenate), corpo vettura in fibra di carbonio, motore V8 4,5 litri da 650 cv ed un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 3,7 secondi. L’ALA50 rimase però allo stadio di prototipo ed è tuttora visibile all’interno del Museo dell’automobile di Monaco.
L’ALA50 servì però anche come base di partenza per dare i natali nel 2010 alla MCA Quadrifuel, una vettura che se dal punto di vista stilistico richiamava per buona parte la precedente ALA50, dal punto di vista tecnico ne stravolgeva i contenuti, soprattutto a livello motoristico abbandonando il V8 4,5 litri in luogo dell’adozione di un V6 3 litri da 300 cv di origine Alfa Romeo. L’originalità della Quadrifuel risiedeva in un sistema di alimentazione con quattro tipi diversi di carburante (benzina, bioetanolo, gpl e metano) e quattro serbatoi: in questo modo il guidatore poteva scegliere il tipo di carburante con cui alimentare la vettura semplicemente selezionandolo direttamente dall’abitacolo. La Quadrifuel però, contariamente a quanto annunciato, non ebbe alcun seguito dal punto di vista della produzione stradale.
E così arriviamo ai giorni nostri: il mese scorso per festeggiare i 30 anni di attività della casa monegasca, Fulvio Maria Ballabio ha presentato la Rascasse, nome preso direttamente dall’omonimo e famoso locale di Monaco e che a sua volta da il nome anche alla caratteristica curva posta poco prima del traguardo del circuito salotto della Formula 1. La nuova Rascasse ha l’aspetto di una potente vettura sportiva dalla linea un po’ retrò sulla falsariga di vetture sportive degli anni ’90 e dominata da cofano basso, ampie prese d’aria laterali e interni spartani. Ma la vera novità della Rascasse è sotto il cofano: la supercar monegasca porta al debutto una soluzione di alimentazione davvero singolare per questo genere di vetture. Al motore, un V12 preso in prestito da Bmw e che equipaggia anche le Rolls Royce, viene affiancato un sistema creato dall’italiana BRC che permette alla Rascasse di alimentare il proprio propulsore anche a GPL arricchito con idrogeno. Al momento però la Rascasse è stata presentata solo in maniera statica e non sono state comunicate né le prestazioni e nè il prezzo dei 15 esemplari previsti per la produzione. In ogni modo la favola della MCA continua…
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